VALENTINA BASILE.Contemporary art continuously relies on experimentation. It follows a path that was initiated by the great artists of the 20th century. They were artistic pioneers who finally
embraced the use of new and atypical materials in a context that is the natural result of the combination of new artistic taste and developing historical events. Initially, these materials were
sand, plastic, cork and iron sheets. Later on, Pop Art introduced the use of waste as artistic material. After getting rid of its initial provocative side, this new idea inspired the higher
concept of recycling. As a matter of fact, in addition to being an emotional and psychological experience involving all senses; art has indeed always been influenced by current
issues.
Artists portray the joy and sorrow of society, its golden age, its highs and lows, through the use of a brush, of a chisel and other tools. As a result, contemporary art is confronted with issues
that are the result of an increasingly technological and artificial world, where pollution is at the forefront of such problems. Therefore, art appears in the form of the increasingly common
practice of recycling, according to Gabriel García Márquez’s idea that: “things have a life of their own, and one only needs to make their soul resurrect”. Waste, which would otherwise be
abandoned in ever growing rubbish tips, undergoes a double re-evaluation: First, it becomes worthy of being used again and therefore it gains a new life and experiences new ways of being
employed. Second, it upgrades into an artistic object and becomes part of a creative product. Rubbish becomes a completely integrated part of this product, a tool and means thorough which
the artist’s emotions are expressed, and it gains a value that is equal to that of other noble elements such as colour and drawings.
Artists, who got together to support EMERGENCY by taking part to the Zago and your friends’ charity Art Exhibition, are from different nationalities and hold different chromatic and stylistic
preferences. All this paintings are defined as the product of “four hands”. The real innovation and the special feature of this realisation lies in the fact that all of the 100 participating
artists put themselves in the hands of only one artist: Gianantonio Marino Zago. They all accepted to make a risky bet: they all created their own piece of art work, but then agreed that another
artist would further complete them. They embraced the possibility that their creations could become something different, something that still intrinsically reflects their ideas, but that, at the
same time, becomes something completely new; the product of a process of cultural and artistic osmosis.
The paintings are the result of a mixture of materials and techniques, although all join together by a common expressive search. This search becomes a tactile experience: it is possible to
perceive how materials extend beyond the boundaries of the frame to become reality. Materials become an extension of the art work by means of real objects appearing on canvas. These objects,
randomly collected from kerbside and urban rubbish bins, are used in a non-random way. Zago selects the materials on the basis of a set of emotional and aesthetic criteria still fully respecting
the harmony of the previously completed product. Sometimes he recreates some “trompe-l’oeil” effects, where the paintings recall the materials and the two are almost impossible to distinguish
from each other.
Pop art therefore appears in the form of Coca-Cola® or Fanta® cans, some of the artist’s favorite objects. Moreover you can see cigarette packets, abandoned stuffed puppets, torn shoes, pens,
belts, brushes and much more. Zago creates multi-material art work that he occasionally also performs by using oil based pastels, a type of technique used to represent symbolic subjects become a
very powerful graphic element.
In such context, art becomes a means to fight the system and it also becomes a political and social statement promoting human rights, peace and solidarity. In the era of globalisation – far from
a cold and mechanical virtual world – art becomes a real tool through which one can express their own ideas.
Thanks to this International event, these ideas become evidence of emancipation and a vehicle for knowledge that is accessible to everyone. The artwork gains an enforced or even a new meaning. It
become a vehicle for a message that is closely related to current issues that fully comply with EMERGENCY’s cause. These issues include; spreading social problems, job loss, human trafficking and
the unacceptable drama of war victims. Such topics are dealt with expressive boldness and are occasionally matched with equally sagacious irony, striving to arouse and tease people’s mind so they
can finally look beyond the dust of a pre-made reality; they can stop and think to come up with their very own personal view of the world.
TESTO CRITICO DI ROSA SPINILLO.(2008) Zago and the Neo-Informal-Materico - Gianantonio Marino Zago non vuole essere definito, incasellato, è un artista poliedrico, versatile, suggestionato profondamente dall’arte del secondo Novecento di cui fa sicuramente parte come nascita ma non come formazione. La sua formazione è stata la “strada”, la frequentazione di altri artisti un po’ dannati come lui, tra cui Mario Schifano e altri. Zago ha ben assimilato la lezione di Schifano e Rauscheunbeurg, ne è rimasto profondamente suggestionato, seppure inconsciamente. Come non pensare anche a Warhol o a Manzoni, c’è una parte del caro vecchio Novecento nell’immaginario di quest’artista che pur non avendo studiato la storia dell’Arte, la cita attraverso le sue sensazioni, le sue emozioni. Si fa stravolgere dalla passione di un colore forte, un rosso puro o un blu vivido che fa colare sulla tela in una sorta di “dripping” alla Jackson Pollock. E poi come non citare ulteriormente Burri con i suoi sacchi e le sue combustioni, o Fontana con i suoi tagli netti, Zago è tutto questo, ma è anche di più. La sua ricerca è sempre in continua evoluzione anche quando raccatta materiale di risulta, che siano lattine di coca, siringhe, condom, racchette sfondate, scarpe vecchie, accendini, mozziconi di sigarette, scarti di cibo, mi sembra quasi di vedere uno Zago-Daniel Spoerri all’opera, tante idee che inesorabilmente faranno della spazzatura vera Arte; non senza una vena d’ironia. L’ironia, il non prendersi troppo sul serio, fa di un’artista un vero artista, il sapiente mettersi in gioco, l’apertura mentale, la grande intelligenza e la capacità di ricerca fanno il resto. Ed ecco che la magia si compie: nasce l’opera d’arte come da un dio demiurgo-fabbricatore, una sorte di nume tutelare che ogni artista si porta dentro di sè. Perché l’Arte è espressione del proprio sé più autentico e profondo, è il linguaggio che riflette lo spirito del tempo in cui l’artista vive, è il comunicare un messaggio, è un uscire dai provincialismi. Solo così può nascere la grande Arte, altrimenti resta puro dilettantismo. Zago ha dedicato una vita all’Arte, nella sua solitudine di artista è pregno di idee, di suggestioni, sensazioni. Gli inizi dell’artista sono figurativi, negli anni Novanta espone a New York una ventina di landscapes che raffigurano scorci di Verona, la sua città adorata. Alla fine degli anni Novanta abbandona la figurazione volgendosi a un linguaggio neo- divisionista fino a sconfinare nell’astrazione. Famose le tele denominate “mosaico” di questo periodo. Ma la sua attenzione oggi è rivolta al polimaterismo, in cui una materia fortissima grondante di colore domina lo spazio delle sue superfici, vi convivono oggetti morti, consunti dal tempo, assemblage e ready- made post-duchampiani, una quasi riedizione della favola Dada che nel nostro contemporaneo è sempre presente. Arte per provocare? La provocazione domina ormai ogni linguaggio, che ben venga se serve a scuotere le coscienze, no se non comunica niente di fondo. E la “Monnezza” come la chiama Zago, non esiste solo agli angoli delle strade ma anche nelle nostre coscienze di menti che osservano, ma non fanno nulla per cambiare il proprio destino. Zago non è solo un’artista, è un sognatore che crede in un mondo migliore, una persona rara priva di ipocrisia, leale, vera come poche. Esiste anche uno Zago fotografo, artista digitale, notevole non c’è che dire. Ma sinceramente preferisco l’ultimo Zago, artista neo-informale quale egli è, con le sue creazioni cariche di “monnezza”, ed è proprio qui che raggiunge gli apici della sua vena creativa. Gli consiglierei di continuare in questo senso, di ricercare nuovi materiali, perché l’Arte è continua ricerca, ricerca..ricerca.. Sei un ricercatore nato Zago, sono sicura che mi hai capita, con i miei in bocca ai lupi!
TESTO CRITICO di VALENTINA BASILE(2011) su"Zago and your friends"(6 mostre itineranti a londra-novembre 2011-febbraio 2013)- L’arte contemporanea si affida continuamente a nuove sperimentazioni. Il discorso che vuole pronunciare con parole dettate da un gusto nuovo e da vicende storiche mutate, è quello già scritto dai grandi artisti del ‘900, che, inscrivibili nelle cosiddette avanguardie artistiche, hanno spalancato una volta per tutte la strada all’utilizzo di materiali atipici. Si cominciò con sabbie, plastica, sugheri, lamiere di ferro. Fu poi la Pop Art ad introdurre l’impiego dei rifiuti come materiale artistico ed è da questa esperienza, svuotata da quell’idea di serialità provocatoria che la accompagnò e riempita di significati nuovi e profondi che si fa largo l’idea del riciclo. D’altronde l’arte oltre ad un’esperienza sensoriale - e psicologico - emotiva - è da sempre fenomeno sensibile alle problematiche del suo tempo.Gli artisti colgono in sferzate di pennello, scalpello o altro ancora i dolori che affligono la società, le sue gioie e i suoi periodi d’oro, le parabole ascendenti e il suo colare a picco. L’arte di questi tempi si confronta perciò con tematiche e problematiche generate da un mondo sempre più tecnologico ed artificiale, a partire dall’inquinamento. Ed è per questo che si ritrova nella pratica genuina e sempre più diffusa del riciclo, prendendo a modello le parole di Gabriel García Márquez: “Le cose hanno una vita propria, si tratta soltanto di risvegliargli l’anima”. Qui il rifiuto, l’oggetto che sarebbe destinato all’abbandono nelle discariche sempre più affollate, subisce una duplice rivalutazione: dapprima viene considerato degno di essere utilizzato di nuovo e quindi riacquista vita e modalità d’uso, poi viene elevato ad oggetto artistico, per cui viene inserito all’interno di un prodotto creativo. E ne diviene parte integrante, acquista la valenza di strumento e veicolo delle emozioni dell’artista al pari di elementi nobili quali il colore o il disegno.Gli artisti, riuniti per Emergency nella mostra Zago and your friends, sono diversi fra loro per nazionalità, preferenze cromatiche ed espressive. Si tratta di opere cosiddette a due mani, ma l’innovazione vera sta nel fatto che tutti e cento gli artisti partecipanti si siano affidati alle mani e all’ingegno di un unico artista: Gianantonio Zago Marino.L’operazione cui sono andati incontro è rischiosa: hanno sviluppato le loro opere, ma acconsentendo che un altro artista vi lavori ulteriormente, accettano anche che le loro creazioni si trasformino in qualcos’altro, che resta una loro espressione intrinseca, ma al tempo stesso diviene qualcosa di completamente nuovo, modellato da un’operazione di osmosi culturale ed artistica. Materiali e tecniche miste caratterizzano quindi i quadri in esposizione, ma i lavori sono uniformati da una comune ricerca espressiva, che diventa un’esperienza tattile, perché è possibile percepire la materia che affiora dallo spazio-limite del quadro ed invade la realtà. Ed è anche quest’ultima che a sua volta varca il limen, la soglia dell’opera e ne diventa un’estensione, perché la tela è costituita da oggetti veri, elementi protagonisti della vita quotidiana di ciascuno.Si tratta di una scelta non casuale di oggetti che però sono stati trovati per caso, vicino ai cassonetti, agli angoli delle strade.Zago guarda ai materiali da inserire in base a fattori emotivi ed estetici, rispettando l’armonia di un’opera già conclusa. E crea in alcuni casi effetti di tromp l’oeil, in cui l’elemento pittorico richiama quello materico e quasi vi si confonde.L’esperienza della Pop Art si traduce nelle lattine di coca cola o fanta che sono oggetto privilegiato utilizzato dall’artista. Ma ad esse si accompagnano pacchetti di sigarette, peluche abbandonati, scarpe rovinate, penne, cinture, pennelli e tanto altro ancora. Zago crea composizioni polimateriche alle quali talvolta unisce la tecnica dei pastelli ad olio. Le opere si colorano in questo modo di figure emblematiche che nella loro semplicità stilizzata diventano elemento grafico potentissimo.L’arte, in questo contesto, si fa denuncia sociale e politica, vera lotta al sistema. Promuove i diritti dell’uomo, la pace, la solidarietà. E nell’era globalizzata, lontano dal mondo meccanico e freddo della virtualità, diventa veicolo autentico mediante il quale esprimere le proprie idee, che attraverso questo evento internazionale diventano testimonianza di emancipazione e tramite di una conoscenza accessibile a tutti.I quadri amplificano quindi il loro significato o se ne caricano di uno nuovo, legato a problematiche attualissime, che si conformano perfettamente all’azione umanitaria di Emergency, come il dilagante degrado sociale, la perdita dei valori, la mercificazione dei corpi, il dramma delle vittime di guerre mai giuste, affrontate con grande audacia espressiva, cui si accompagna talvolta una sagace ironia, che vuole provocare, punzecchiare le menti e spingerle a non arrestarsi sotto la polvere di una realtà già fatta, ma a pensare, a riflettere per creare una visione propria e personalissima del mondo.